Laura Gioso

Laura Gioso

(Rovigo, 1956)

Formazione

1982 Specializzazione universitaria in Cinema

1981 Diploma presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia

1981 Corso di fotografia col Maestro Fulvio Roiter

1974 Diploma presso il liceo artistico di Padova

Mostre Personali

2010 “Architetture Poetiche”, Galleria Il Melone Arte Contemporanea, Rovigo.

2009 “Viaggiandomi” Pescheria. Rovigo

2008 “Arcani maggiori” Associazione Maria Sorgata. Noale Venezia

2008 “Metropoli” Hotel Savonarola. Manifestazioni Jazz e arte con la collaborazione

del comune di Occhiobello, Rovigo

2006 “Esile esilio” Ensof gallery, Bologna

1999 Galleria il Mulino, Gorizia

1998 Galleria Zilik, Karlovac

1997 Galleria Spektar, Zagabria

1996 “Ceramiche e tele” Urbania, e Chioggia (Venezia)

1995 “Lettere ad un amico” Galleria L’Ariete, Bologna

1995 “Lettere ad un amico” Galleria Donatello, Firenze

1993 Palazzo Roncale, Rovigo

1992 “Muse di pietra” Palazzo Economo, Trieste

1991 “Pitture” Galleria Selearte, Padova

1991 “Oltre l’infinito” Scuola dei Calegheri, Venezia

1990 “Sulla scia del gran tour” Galleria Graftex,  Roma

1989 “Arte necessità e negazione” Galleria Sintesi, Treviso

1988 Galleria Voltone della Mollinella , Faenza (Ravenna)

1988 Palazzo Festari, Valdagno (Vicenza)

1987 Galleria Bevilacqua La Masa, Venezia

1987 Tavernetta del Palazzo Roncale, Rovigo

1987 Galleria artespaziodieci, Bologna

1982 Chiesa sconsacrata di San Rocco, Este (Padova)

1980/1982 Villa Badoera, Fratta Polesine (Rovigo)

Mostre Collettive

2011 “Stregati dalla luna”, Castello di Roncade  (Treviso)

2008 Trieste Bar San Marco. in collaborazione con l’Università di Trieste  “Goldoniade”

2007 Associazione Maria Sorgato “sacro e profano” Noale, Venezia

2007 “centenario di Goldoni” presso la Galleria Surian, Rovigo

2007 “Goldoni” Ca’ Cornera Porto Viro, Rovigo

2006 Jung Museum di Revere, Mantova  

2006 “Libro d’artista” Associazione Maria Sorgato Noale (Venezia)

2006 Happing “Una notte di mezza estate” pineta Porto Garibaldi (Ferrara)Organizzata dall’Associazione Maria Sorgato di Noale.

2006 “Arte di sottobosco”. Micologiche & soporifiti” PaRDeS laboratorio di ricerca d’arte contemporanea, Barchessa di Villa Donà delle Rose.   Mirano (Venezia)

1997 “Eventi” Sermoneta (Latina)

1997 “La foce e la Genesi” Pescheria Nuova, Rovigo

1997/1998 “Lo stile e la forma di conoscenza ‘poetica’ del reale?” Giacomo Casanova. Zagabria, Vienna, Treviso. 

1997 “Histoire de ma vie” Villorba”, (Treviso)

1994 “Carte d’autore” Galleria ATC. Como

1993/1994 Villa Fianchetti Santa Maria di Sala

1992 “Incontr’Arte” Motel Agip Mestre, Venezia

1991 “L’arte nel Polesine” Accademia dei Concordi, Rovigo

1991 “Levico arte 91” Levico Terme (Trento)

1991 “L’occhio della galleria 2” Galleria Bevilacqua la Masa Venezia

1991 “Nati sotto Fetente” Accademia dei Concordi,  Rovigo

1990 “Disincantanti Incanti” Salone del grano, Rovigo

1990 “Dall’informale all’astratto” Scuoletta di San Zaccaria, Venezia

1989 “I doni di Alcippe” Procuratie Vecchie Venezia e Palazzo Roncale Rovigo

1989 Art Jonction Internationale, Nizza

1988 “Tempi di pace” Palazzo Kursaal Jesolo (Venezia), Villa Albrizzi Franchetti, Preganziol, (Tv)

1988 Museo Casablanca Malo, Vicenza

1985 “Giovani artisti veneti” Galleria Bisonte, Firenze

1985 “20 artisti della scuola di incisione dal 1968 al 1985” presso l’Accademia di Belle Arti e la Fondazione Bevilacqua la Masa di Venezia

1984 “34 giovani grafici veneti” Museo del suono e dell’immagine San Paolo del Brasile

1980 “Bacci 79” Venezia

1980 “Accademia di Belle Arti”, Frosinone

1980 “Presenza operativa della donna nella cultura veneziana” Galleria Bevilacqua la Masa, Venezia

Fiere

2005 Artefiera di Vicenza, Brescia, Padova

1996 Artefiera Padova

1994 Artefiera Padova

1991 Artefiera di Bologna e Padova

1989 Artefiera Bologna

Concorsi

2004 Biennale internazionale dell’acquarello (segnalata) Albignasego Padova

1989 Biennale dell’Acquarello Albignasego (Padova)

1986 “Prima selezione triveneta Biennale giovani artisti” Padova

1986 “Arte e territorio” Avezzano Aquila

1982/87 Fondazione Bevilacqua La Masa – Venezia

Premi

2002 Biennale internazionale dell’acquarello, Albignasego, Padova

1981 Fondazione Bevilacqua La Masa Venezia

1972 1° premio fiera di Padova

Opere in Enti pubblici e privati

Museo Cà Pesaro, Venezia

Museo d’Arte Moderna di Nizza

Fondazione G. Agnelli, Torino

Young Museum, Revere (Mantova)

Accademia dei Concordi, Rovigo

Hanno scritto su di lei

Vlado Vladimir Buzancic, Veneto a Karlovac, 22 novembre 1996

La nostra amica Laura si presenta nella Galleria ZILIK con una trentina d’opere dai nomi molto interessanti e misteriosi – quali riflessi della sua valente, singolare pittoricità…

Voglio farvele conoscere, queste opere, prima di tutto per la loro criptogrammia poetica, essendo essa l’essenza dei suoi quadri. Menzionerò quelli caratteristici per lei, che saranno o no, esposti a Karlovac, perché essi fanno parte importantissima ed ispirativi del suo opus!

Eccoli: Lettere all’amico e Lettere dall’amico, La nebbia, Il passaggio; Ciao mamma; Sinfonia in…; Autobiografia; L’isola; La voce delle stelle, alcuni oli su tela ed una serie d’acquarelli su carta. Questa serie è raggiunta da un’altra serie d’oli su tela ed acquarelli, come: Questa notte è per te; Messaggi per te nella notte; Il sonno dell’albero, Vieni a vedere il mare con me; La mia notte, e così via.

Si tratta, senz’eccezione di una sincera pittura da conoscitore, dalle romantiche complessità narrative.

Si, Laura Gioso è un’istruita artista accademica, importante e confermata, ispirata da Dio.

È nata nel Veneto, dove ha vissuto, è cresciuta ed ha studiato, dove ha passato molte tempeste d’enfasi, stupori e passioni della vita, incarnita però nella sua Venezia, Chioggia, nel Veneto e nel suo Polesine …

Tutte queste cause, ereditate o acquisite, più o meno insieme, hanno dato l’impulso alle sue irrequietudini espressive, hanno infiammato il suo volere artistico, costruendo la sua concezione del mondo (Weltanschauung).

Questo suo vedere, il mondo, le cose è una parte importantissima della sua sensibilità, delle sue decisioni. Perciò, per lei è difficilissimo “dividere” i suoi ideali “d’ogni giorno” da quelli creativi, spirituali pittorici ed artistici. Con le sue esperienze non facili ed essendo sempre in cerca di Laura è riuscita a svelare, direi a donare, a se stessa i suoi programmi pittorici, più che cambiare al meglio “lo stato delle cose” nella sua realtà culturale e sociale.

Per fortuna, questa “dissonanza” e uno dei privilegi degli artisti e dei fantasiosi di tutti i tipi.

Senza troppe pretese, grazie solo alla ricchezza della propria sensibilità e dell’espressività del suo talento pittorico, Laura è resa felice dai suoi conseguimenti artefatti, dalle derivazioni fatte nel mondo delle creazioni pittoriche da lei desiderate.

Nella sua polarizzazione vitale e creativa, Laura si presenta a Karlovac con una splendida pittura di sublime liricità, cioè un’autentica poesis.

Ha scritto, senza indiscrezioni, durante i suoi anni da pittrice, con olio ed acquerello una catena di quadri intitolati Lettere a… Solo alcune lettere (ma di valore) potete leggere anche in questa mostra. Oltre agli amici ed alle simpatie, Laura ha scritto alla nebbia, al mare, alle notti, alle voci… Ma è naturale, perché tale è la sua indole; è ricchissima di un sonoro ma quieto eco, l’eco il cui silenzio si fa vivo gradualmente e variabilmente emettendo una particolare melodia.

Con questa mostra, sia Karlovac che la Croazia sono arricchiti, questa è per noi una scoperta, la scoperta di un’eccellente pittura dell’intimo. Con la sua atmosfera, questa mostra ci testimonia un’amicizia profonda, essa è l’autentico incontro del talento centro-europeo, della singolarità e sconfinatezza.

Luigina Bortolatto, Arte: necessità e negazione, 1989

La mia partecipazione quale relatore sul tema “La donna e le arti visive” al recentissimo convegno italo-tedesco a Villa Vigoni di Menaggio mi costringe a considerare, ancora una volta, l’esistenza del problema dopo averlo personalmente affrontato in modi e tempi diversi, mentre mi accingo a presentare la mostra di Laura Gioso. Mi piace iniziare citando due concomitanze: l’esposizione dedicata a Le donne dell’avanguardia, pittrici russe 1910-1930 e il diverso interesse per Antonietta Raphael come appare nella mostra di Palazzo Grassi, Venezia Arte Italiana: presenze 1900-1949. Sono, infatti, convinta che l’artista, compagna di Mafai, era considerata una dilettante più per il sospetto generale per l’arte al femminile che per il pregiudizio crescente della sua formazione irregolare.

Consapevole quanto sia fuorviante, dal punto di vista del critico, circostanziare il tema dell’artista donna penso che non debba essere dibattuto pateticamente. Convinta che ogni artista possa sfociare in una vera, libera significazione di arte e di vita, qualora si tratti di donna, so che nessuna questione in realtà è facile e semplice per fattori socioculturali che si evolvono lentamente.

L’operazione di Laura Gioso sulla materia organica quale oscura volontà di primordio è il suo modo inconscio di porsi incominciando tutto da capo. Come se volesse dare immagine, per determinazione calma e disperata, ai misteriosi percorsi del processo attraverso i quali l’opera si forma. È un procedere lento e sicuro verso la luce del colore che assume in ruolo primario con un processo di alleggerimento e materializzazione dei mezzi espressivi.

Il modo con cui dipinge, la tecnica pittorica, l’invenzione formale soggiacciono al colore, materia destinata ad esprimere liricamente certe doti della vita intellettuale. Il colore quindi fonte di problemi e soggetto di esperienza più che espressione del piacere, del diletto, dell’appagamento. Lusinga o ebbrezza sono una conseguenza non determinata perché per l’artista il colore ha un destino: è indirizzato a un’azione psichica derivata da una ispirazione superiore. L’effetto di valore plastico è dato dalle sonore forze di apparizione di un colore dominante com’è il giallo in quiete dopo il reale. Giallo di Napoli chiaro e scuro, giallo indiano, giustapposti al magenta con bianco e rosso, alla terra d’ombra, al turchese con bianco sono strumenti adeguati a cogliere un rapporto diretto con il sensibile psichico. Il colore anche quando si ispessisce, strascica in colate, si raggruma, si dilata,  si espande in liquide stesure narrando, alludendo, rimandando, fa avvertire una carica emozionale, una squisita sensibilità che si nutre, per oscuri canali, di natura. La  tecnica ora si attarda a definire liricamente la tensione tra il movimento e lo spazio, ora è rapida e diretta per determinare il senso e la portata dell’azione. Il risultato non è una pittura in superficie;  pur senza modellazione ci sono prospettive in profondità ottenute con velature o con attacchi improvvisi del gesto quando è latore di emozioni.

Fonti dell’immaginazione sono la musica (non casualmente in famiglia i giovani figli sono votati al violino e al clarinetto) e la natura che viene osservata attraverso una visione astratta corrispondente a suoni della terra, dell’acqua, mare e fiumi, e alla luce del sole attraverso foschie, albe, tramonti e nebbie della grande pianura nella quale la Gioso vive.

La sua opera, più che invenzione che tradizione, legata per certi aspetti alla poetica dell’informale, coinvolge, per vocazione tutte le dimensioni della sua esistenza. Può avere quali referenti Asper Jorn, Alechinsky per il fondamento dell’atto espressivo quando il il libero premere ed agitarsi del pennello sviluppa momenti pittoricamente ricchi e nutriti, ma percepisce anche il senso di certa scrittura automatica per l’importanza di significati metaforici.

La dimensione drammatica, entro cui si rifugiano i riferimenti della mente e dei sensi, coinvolge lo spettatore che, identificandosi con le forze che premono nelle seducenti astrazioni, si sente partecipe dell’attività creatrice.

Ennio Finzi, Venezia, giugno 1981

Laura Gioso, giovanissima pittrice alla sua prima presentazione pubblica, ha tutta l’ansia, l’attesa, l’emozione che compete sia all’età che all’evento.

Ella sa quanto sia lungo e difficile il percorso, irto e a volte di esili promesse ma, soprattutto, costellato di problemi estetici, essenziali che conducono a depressioni e a delusioni.

E saranno comunque e soltanto questi stati a cementare la sola condizione che è quella morale, quella vera dell’esigenza interiore.

La percezione del dubbio è inoltre costante, sottile, preziosa e, in intima relazione al fare estetico, concede, qualche volta, di lasciare graffiare la verità.

Mi sembra di avvertire in Gioso questo tipo di impegno, soprattutto per incline disponibilità al massacro dell’immagine figurale, al pentimento, al “dubbio” alla cancellazione del già fatto per ricominciare da capo.

Lo spazio bidimensionale della superficie è occasione di rimandi continui, di conflitti psicologici, di incertezze: palestra di ipotesi espressive e non per incapacità di coordinare le idee, ma per eccesso di coscienza.

Dotata di sicura istintualità, sa scavare con forza la ragione segreta di un segno, di un colore, la pregnanza evocativa di un timbro.

Lacera lo spazio con incursioni cromatiche violente: dai vermigli grondanti ai blu intensi, fondi, per poi placare in sonorità estenuante, in biancori ambigui.

Da uno scandaglio simbolista –Redon- il suo percorso aggancia il trauma psicologico di bacon, visto però per tramite e non per coinvolgimento strettamente linguistico, per sciogliersi, successivamente nell’aria liberatoria di un espressionismo astratto, dialettizzante tra forma e contenuto.

Il travaso è sapiente, liricamente intenso, morfologicamente corretto. (

Giorgio Segato, Padova, Dicembre1986

Concitazione emotiva e vibrazione gestuale e cromatica caratterizzano l’espressionismo di Laura Gioso come urgenza narrativa. Il rapporto come segno/colore è scopertamente di immediata traduzione, libero da cerebralismi progettuali, lasciato cantare nella sua ricchezza di riverberi  e nella sua ambiguità di significati, lo spazio della tela diventa, così, una sorta di spazio scenico di accadimento, di “precipitazione” di movimenti e di azioni, di emersione di sentimenti; è il luogo di racconto intimo dell’esercizio liberatorio del gesto pittorico come più caricato momento espressivo, capace anche di inseguire e cogliere la mobilità di compenetrazione delle visioni oniriche.

Il momento ispirativi è collegato ad una forte consapevolezza esistenziale, che esige ritmi esecutivi e pulsazioni coloristiche di scansione decisa, talora di più ampio respiro – per la definizione delle sagome figurali -, ora più frequente ed incalzante per rendere con efficacia ed evidenza l’immersione nel flusso emotivo, e la partecipazione, la risposta senza riserve, intellettuale e sensitiva, al gioco caleidoscopico del colore, alla consistenza ectoplasmica delle forme, alla vibratilità delle atmosfere di rappresentazione. Sempre più Laura Gioso guarda a sé ed al proprio stato presente con una sensitività particolarissima, fortemente reattiva alla luce e alle cromie ora accese ora livide, in una contemplazione/comprensione del disagio esistenziale, della problematicità angosciante del futuro, che blocca l’azione, ferma la figura in stati d’ascolto psichico, di decantazione delle energie e delle emozioni profonde, nei quali la consistenza plastica si scioglie e sviluppa dinamiche di fusione con l’ambiente circostante, intensificando al massimo le registrazioni percettive e alzando la temperatura emotiva legata all’introspezione. La figura è ridotta a sagoma più ora meno accesa a seconda della quantità e qualità della liberazione psichica e l’impianto composito segue contrappunti luministici e cromatici a volte violenti e dichiaranti, altre volte attenuati e abbandonati dall’onda del ricordo, alla pulsione interna, delle memorie e dei desideri. Il caldo e ricco espressionismo di Laura Gioso è sostenuto da una eccellente sensibilità di scelte, di impasti, di modulazioni e di raccordi cromatici, giocati in una gestualità pittorica liberata e pienamente matura che evoca, rappresenta, denuncia, contempla, medita, sviluppa, insegue, espande o comprime le forme in sciabolate di luce/colore, spesso sensuali e insinuanti, talvolta anche aspre e taglienti.

Alla figura di Laura Gioso torna sempre per naturale vocazione, anche se la sua più autentica passione è forse il colore puro, utilizzato nella sua straordinaria forza espressiva totalmente svincolata dalla rappresentazione: figura, ambiente, paesaggio, d’altra parte, non sono che “pretesti”, fantasmi, memorie che guidano all’espressione emotiva, alla scoperta e al racconto del sentimento, della percezione, della conoscenza di sé e del proprio intimo rapporto con la realtà. Forma e materia (tanto negli acquarelli quanto negli intensi acrilici) si coniugano nell’opera di Laura Gioso per esaltare al massimo grado di espressività l’emozione esistenziale, come continuo “tastarsi” dentro e continuo misurarsi di pressione e nella partecipazione da parte dell’artista che si “carica” di sogni, di ricordi, di miti, di esplorazioni nel vago territorio dei desideri che esplode nel gesto e nel colore.

Laura Gioso – Ovvero la provocatrice della quiete

Affermare che Laura Gioso sia pittore oramai decantato, sia nella tenuta dei suoi slanci espressionisti, sia nell’inventario del suo mondo, sarebbe una bugia perché la verità e la forza dell’artista non stanno, almeno per ora, nella linearità e nella stretta coerenza del suo cammino. Ciò che è certo è la sua vitalità, che strappa il colore il suo segno, la capacità a far subito grande e centrato il quadro di cavalletto, la ricchezza delle notazioni che entrano nello spazio delle tele per accumulo e si bloccano a tempo, per evitare l’asfissia.

C’è poi da riconoscere in Laura Gioso una foga a far proprie, voci di varie avanguardie, dalle dolci e scritte da Gorky, alle agitate e materiche di un Appel, o più in genere, alle tentazioni quasi gestuali del Cobra. Ma la pittrice di Rovigo non ha scelto l’afiguralità quasi per una sorta di rigetto verso il mondo degli oggetti quale è specchiato nella nostra pupilla; anzi, sovente, l’uomo con le sue rabbie e le sue estasi si mescola al suo contesto di natura: se si può parlare di avvio espressionista, anche in talune opere che fanno parte dell’attuale mostra alla Bevilacqua La Masa, questo espressionismo è antico, dei grandi padri tedeschi prima di tutto, riproposto dai giovani leoni trans, di Germania.

Laura Gioco opera con uno slancio verso l’immagine da conquistare che, se non è certezza di una cattura, è senza dubbio una bella fiducia; non sa mai fino in fondo che cosa deve dire, ma, sempre e subito, che cosa non vuol dire.

Si veda intanto del suo accostarsi al sensibile esistente la “Grande immagine di natura” così sorgiva, i rosa, i bianchi d’argento e gli azzurri delle forme quasi floreali, assumono forza di luce autonome che scaturiscono dal fondo bruno e solenne. E così piace, anche se raggiunto per una via di maggiori scansioni grafiche “Felicità del giorno” per quelle grandi virgole o foglie lanceolate che turbinano al di qua della trepida massa giallo-rosa.

Già accennavo, al principio, di quella mescolanza di modi e di toni nella pittrice dalla vasta cassa di risonanza, a Gorky, uno dei padri statunitensi dell’informale. Effettivamente i due quadri “Nel mare delle avanguardie N.1” e “N.2” non potevano essere più significatamene intitolati. Bellamente “decorativi” in una gamma giuliva dell’iride dove prevalgono i gialli cadmi, intersezioni di piani di memoria dentro piani di presenza, emblemi di stagioni, filamenti di solarità, ove l’avanguardia storica recita a soggetto.

Osservavo che Laura Gioso non è pittore astratto in senso esclusivo: se per lei figurare significa dare il ritratto armonioso del suo interiore tumulto, ereditato dalle e dalle memorie, dagli impulsi del suo vedere o dalla dolcezza dell’aver guardato, in questo procedere non è bandita la figura. Ne fa testimonianza uno dei lavori da lei dipinti, parte della scelta veneziana, “People” ovvero “folla”, “pubblico”, persone che si agitano e soffrono fuori di noi e che non possiamo non osservare, con trepidazione.

La composizione di taglio quadrato, gremita, scatta in un bel ritmo, ove braccia e mani sembrano come fluidificate dentro un habitat rosso-arancio cristallino.