Stephan Guillais

STEPHAN GUILLAIS

(Caen 1975)

Formazione

Master in German literature and civilization, Paris Sorbonne Nouvelle.

Vive e lavora in Normandia.  

Poetica

Dipingere è, in un certo senso, come scaricare un furgone carico di mobili antichi. Bisogna tirar furori, ci si deve sbrigare, anche se è fragile e qualcosa può rompersi. Io credo che sia come cacciare con arco e freccia in un terreno pianeggiante: lo spazio e i mezzi non sono adatti a ciò che si vorrebbe e si desidera.

La magia di questa avventura sembra essere nell’essere capace di resistere e trascendere le costrizioni e uscirne con doni e, forse, dare la sensazione che l’immagine si imponga e dica subito molte cose; non una storia, ma una sottile melodia interiore che vola fra due momenti.

È possibile dipingere distaccandosi alla teoria avvicinandosi “alle ossa”, come un cavernicolo che afferra visceralmente tutto ciò che lo circonda: un coniglio, un’ostrica o un bastone?

Non ho paura della teoria e dell’analisi, la pittura vuole, o dovrebbe, parlare e, se lo fa, dovremmo trovarci di fronte ad un’immagine che ci fa agitare dentro. (Barcellona, inverno 2007)

Painting is somehow like unloading a van full of antique furniture. You’ve got to get it out, it’s got to move, even if it’s fragile and something may break.

I think it’s like hunting with a bow and arrow in a flat: the space and the means don’t fit your will, your desire.

The magic of this adventure seems to be in being able to withstand and transcend the constraints and come out with gifts and, maybe, give the sensation that the image impose itself and says many things at once: not a story but a subtle inner melody that flies between two moments.

Can one paint far from theory close to the skin, like a cave man viscerally seizing everything around: a rabbit, an oyster or a stick?

I don’t worry about theory and analysis, the painting will, or should, speak and if it does we may find ourselves facing an image that stirs us within. (Barcellona, inverno 2007)

Per decenni si è detto che la pittura è morta. Dividiamoci i suoi resti! Ogni volta che dipingo, non so il perché, ma percepisco questa sensazione di oblio. Dimentico ciò che ho imparato, visto, sentito. Praticamente, non so niente.

Prendiamo una semplice situazione: tutto viene fatto come “motivo”, come soggetto, capendo che è stato penetrato. Solo una figura, sempre la stessa?

Per dipingere questa figura umana, ancora e ancora, si fa, in qualche modo, uno sforzo cha va fatto rendendosi conto anche che la pittura è, bene o male, morta. Dipingo senza credere nella pittura?

So solamente che la pittura deve essere puntellata e colpita, altrimenti diventerebbe un fossile. Non pretendo di creare immagini “nuove”, anche perché penso che immagini nuove non esistano.

Se questa “vecchia signora pittura” è morta, dovrebbe riposare in pace, ma invece ci lascia dipingere! Non voglio mostrare una storia. Voglio solo imporre un’immagine. Dipingo. Un giorno, vi dirò perché. (Barcellona, primavera 2006)

Personali

2023 Solo show, Gallery Le Poirier qui penche, France.                                                                                              

2022 “Speed Paintings”, Château de Regnéville-sur-mer, Francia.

2019 “Garden combinations”, Ecole Municipale de Dessin, St Lô, Francia.

2015 Galleria T, Düsseldorf, Germania.

2014 Galleria T, Düsseldorf, Germania

2014 Galleria il Melone, Rovigo, Italia.

2012 Galleria T, Düsseldorf, Germania

2011 Galleria Il Melone Arte Contemporanea, Rovigo, Italia.

2011 “My Imaginary Portrait”, Galleria Staats, Prenzlauer Berg, Berlino Germania

2010 Galleria Staats Prenzlauer Berg, Berlino, Germania

2010 “Haltung”, Galleria Theater, Bremen, Germania.

2010 “Imperium Karnaval”, Galleria PR, Dortmund, Germania.

2009 SETBA Zona d’Art, Barcellona, Spagna.

2009 Galleria Il Melone Arte Contemporanea, Italia.

2004 studio di architettura Giulio Lattuada, Venezia, Italia

Collettive

2017 POPUP #2: I paint. Someday I’ll tell you why. (Reedit), Galleria T, Düsseldorf, Germania.

2015 Art. Fair, international Art Fair, Cologne, Germania

2015 La Collettiva 3, Galleria T, Düsseldorf, Germania.

2014 Galleria T, Düsseldorf, Germania

2012 Galleria T, Düsseldorf, Germania

2012 Staats Galleria Prenzlauer Berg, Berlino, Germania

2011 With Klaus Büsen, Galleria T, Düsseldorf, Germania

2011 ESTRAN, Agon-Coutainville, Francia.

2009 Galleria PR, Dortmund, Germania

2008 SETBA Zona d’Art, Barcellona, Spagna.

2008 Art Fair Arteforte, Forte dei Marmi, Italia.

2008 Art Fair KunStart, Bolzano, Galleria Il Melone Arte Contemporanea, Bolzano, Italia.

2008 Contemporary Art Fair Roma, Galleria Il Melone Arte Contemporanea, Rovigo, Italia.

2008 SETBA Zona d’Art, Barcellona, Spagna

2007 Margini nello spazio dell’arte, Museo Chiostro del Bramante, Roma, Italia.

2007 Galleria Il Melone Arte Contemporanea, Rovigo, Italia.

2006 Performance a Ferrara su Mini Cooper (BMW) progettato da Galleria Il Melone Arte Contemporanea, Rovigo, Italia.

2005 Galleria Il Melone Arte Contemporanea, Rovigo Italia

2005 Brigadas al Muro, Galleria La Santa, Barcellona, Spagna.

2005 Centro de Cultura, selezionato per il National Painting Prize of Castellón, Spagna.

2004 Open studio organizzato da FAD, Barcellona, Spagna.

2003 Open studio organizzato da FAD, Barcellona, Spagna.

2003 Young Artists, Galleria Base Elements, Barcellona, Spagna.

2003 Galleria Il Melone Arte Contemporanea, Rovigo, Italia

Hanno scritto su di lui

Giuseppe Giovanni Blando

La scelta di dipingere e dedicarsi alla pittura non comporta per Stephan Guillais una rinuncia alla sperimentazione o alla ricerca, ma l’esaltazione di una visione che possa corrispondere, attraverso la materialità del colore e l’incisività del segno, ad un’esperienza della realtà vissuta a partire dalla percezione sensoriale.

Stephan Guillais, di origine francese, da tempo vive e lavora in Spagna, a Barcellona, ma calca la scena artistica europea, spesso, guardando anche allo scenario del sistema dell’arte contemporanea in Italia.

L’artista espone a Rovigo dal 5/11/2011 al 7/1/2012, presso la Galleria Il Melone Arte Contemporanea, diretta da Donatella De Marchi e Gianni Cagnoni, attenti alla promozione di giovani talenti, non rinunciando, allo stesso tempo, all’esposizione di opere che possano coniugare la modernità ad una conoscenza tecnica pittorica non sottomessa alla ripetizione di icone visive già viste, per trasmettere il valore di un’originalità che caratterizza il percorso artistico intrapreso.

L’artista ha elaborato un suo personale modo di intendere il rapporto con la pittura: “Non ho paura della teoria e dell’analisi, la pittura vuole, o, dovrebbe parlare e, se lo fa, dovremmo trovarci di fronte ad un’immagine che ci fa agitare dentro”.

La pittura corrisponde ad un’attrazione verso l’immagine, raggiunta secondo principi classici di imitazione della natura, con una capacità di interpretazione dello spazio e della forma che riflette una sensibilità contemporanea per sintesi e forza espressiva. La scelta del mezzo artistico diventa medium di comunicazione, consono alla creazione di un’immagine che possa essere sentita come corrispondente alla realtà nella cruda verità e nella concretezza.

L’evidenza immediata delle immagini è assegnata alla forza espressiva e plastica del corpo umano, descritto con un’attenzione verso l’anatomia, tradotta non in maniera analitica, ma con una capacità di sintesi formale che assegna unitarietà e morbidezza alle parti del corpo raffigurato con la sua plasticità e possibilità di mutamento nello spazio.

I corpi sono, soprattutto, femminili, spesso, percorsi da flussi di colore che rendono il respiro vitale che attraversa la materia carnale. Le pose non sono mai uguali, ed il corpo della donna è visto in prospettive differenti, mediante una rappresentazione di pose di un movimento, colto in un attimo di stasi che in maniera voluttuosa si concede alla volontà dell’artista di fermare il tempo, per fissare momenti di rivelazione estatica della bellezza.

L’eros vibra nel corpo e si manifesta come invito ad uno sguardo voyeuristico che possa osservare da lontano quanto è oggetto del desiderio, provocando una tensione emotiva.

Il corpo è un insieme di forme che abitano l’ambiente intorno, un elemento che connota un senso dello spazio vissuto, e l’analisi della dimensione corporea permette di compiere una riflessione sulle forme del corpo e sull’intrinseca predisposizione ad essere struttura di una rappresentazione.

La bellezza del corpo suscita un’attrazione sessuale, una vibrazione che non è creata attraverso un esercizio di stile o una manifestazione estetica edulcorata, ma seguendo l’energia di un magnetismo verso la vita avvertita nella sua viscerale concretezza fisica.

La tecnica utilizzata prevede l’uso di vecchie tavole come supporto, sulla superficie vengono stesi strati di colore che si addensano e raggrumano, poi l’artista interviene incidendo e delineando la figura umana che sembra scolpita nel colore. Il corpo è evidenziato da un fascio di linee che lo attraversano, dando rilievo e concretezza all’immagine che acquista consistenza, costituendo attraverso valori tattili il senso di un’esperienza sensoriale che possa essere vissuta mediante la forza diretta del toccare, oltre che del vedere.

La potenza dell’immagine e la forza del colore rendono la pittura di Guillais molto vicina alle manifestazioni dell’Espressionismo europeo, in particolare ai cromatismi accesi dei Fauves che hanno trasmesso l’energia e l’impeto dell’esistere, mentre il rigore delle forme e delle linee si relaziona alle manifestazioni artistiche del primo Rinascimento. Gli esseri umani di Guillais comunicano il fascino di una nobiltà selvaggia, vissuta attraverso il senso di un piacere di vivere che si situa in una dimensione naturale ed edenica, come in uno stato primitivo, in cui un senso di soddisfazione è insito nel sentirsi vivere sotto la pelle.